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Monte Inici
abissi e cefalopodi fossili

testo e carta di Giuseppe Ippolito (originale pubblicato sul mensile Sikania del mese di aprile 2005)

carta escursionistica di Monte Inici
Principali accessi per le escursioni al gruppo Monte Inici, Pizzo delle Neviere:

Versante settentrionale
Dal Belvedere - 288 m;(km 37,5 della SS 187 (sterrata per il Rifugio Cappellone)
Versante orientale
Falde di Cozzo Monaco - 240 m; (km3 della Sp2 Castellammare-Segesta)
Sterrata per le Cave di marmo 300 m; (km5 della Sp2 Castellammare-Segesta)
Dal versante meridionale
Ruderi del Castello di Inici - 350 m (termine della Sp23 che inizia da Ponte Bagni)
Per chi è interessato agli affioramenti di rosso ammonitico, alla flora rupestre e alle grotte sono possibili esursioni, anche brevi, dal versante orientale e meridionale utilizzando le numerose piste forestali anche in bicicletta.

Gli speleologi siciliani sospettavano da tempo che la montagna di Inici (m 1064) al suo interno fosse vuota, o meglio, celasse estese cavità carsiche. Gli indizi erano fratture inaccessibili da cui fuoriesce in inverno un potente getto di aria calda e umida e aperture piccole e grandi ben visibili sulle pareti. La conferma ufficiale è arrivata solo all'inizio degli anni novanta, dopo una campagna di esplorazioni che ha portato alla documentazione e al rilievo di un importante sistema carsico costituito dall'Abisso dei Cocci e dalla Grotta dell'Eremita; oltre ad una ventina di altre piccole cavità. I due abissi raggiungono rispettivamente le profondità di -420 e -310 metri dall'ingresso e nel complesso contano oltre sei chilometri di gallerie suborizzontali e pozzi. La temperatura interna di 26° e l'elevata umidità, sono le caratteristiche metereologiche di queste grotte, belle per il colore bianco delle pareti, per le sale interamente concrezionate, le vaschette e i laghetti trasparenti dal fondo tappezzato di piccoli, acuti e delicatissimi cristalli di calcite. Osservando le varie parti del sistema si distinguono gallerie di chiara origine carsica, ampie e suborizontali con pareti modellate dallo scorrimento idrico in pressione, e cavità con pareti irregolari alla cui genesi hanno contribuito anche il movimento di faglie, le fratture beanti e i crolli. Alcune sale vicine all'esterno ospitano ancora sparute colonie di chirotteri, ma a giudicare dal guano stratificato sul fondo e dai posatoi anneriti riconoscibili nella volta, le colonie dovevano essere ben più numerose nel recente passato. Un'altra caratteristica notevole di Monte Inici sono i calcari nodulari rossi che formano suggestive pareti subverticali e stratificate soprattutto nel versante orientale. Questa roccia si è depositata a margine della Tetide tra 180 e 140 milioni di anni fa ed è costituita per circa metà da normali sedimenti pelagici e per l'altra dai sedimenti fini che frequentemente le mareggiate rimuovevano dalle piattaforme carbonatiche dei margini continentali mesozoici, e le correnti distribuivano intorno anche a grande distanza. Il fango calcareo della piattaforma, una volta giunto sul fondo, subisce un processo di dissoluzione e cementazione più veloce dei normali sedimenti pelagici e si aggrega in caratteristici noduli. Vecchie cave e blocchi cavati e abbandonati di calcare nodulare rosso si ritrovano sparsi su Monte Inici, perchè questa roccia è da sempre apprezzata per ricavarne lastre lucidate da commercializzare con il nome di "rosso di verona" o "rosso ammonitico". Quest'ultima denominazione è dovuta alla presenza di gusci fossili di ammonoidi (Ammonoidea), sottoclasse dei cefalopodi che vissero per un lunghissimo periodo di tempo e si estinsero improvvisamente 65 milioni di anni fa, alla fine del Cretaceo, insieme alla maggior parte delle forme di vita di allora. Questi animali dovevano essere numerosissimi nelle acque della Tetide, a giudicare dalla quantità di testimonianze fossili oggi utili per gli studi biostratigrafici del Paleozoico e del Mesozoico. Per classificare le ammoniti, e collocarle nella giusta successione temporale, ci si basa tra l'altro, sulla tendenza evolutiva alla complicazione della forma della linea di sutura dei setti che dividono il guscio in camerette, dalla semplice linea ondulata detta goniatitica delle forme più arcaiche ad una molto complessa serie di selle e lobi, detta sutura ammonitica, delle forme più recenti. A monte Inici si trovano fossili anche gli "aptici", piastrine calcaree simili a valve di lamellibranchi che gli ammonoidi usavano per chiudere il guscio e proteggere le parti molli dell'animale. Un altro guscio che incontriamo è di un brachiopode del genere Pygope, fossile guida per datare rocce del Giurassico e del Cretaceo inferiore. Malgrato la loro apparente somiglianza con i molluschi bivalvi, i brachiopodi sono da essi molto distanti dal punto di vista filogenetico. Monte Inici offre molto anche agli appassionati di flora e fauna attuale, ricchissima di specie è ad esempio la flora rupestre, tra cui colpiscono annosi e contorti esemplari di Scabiosa cretica e la piccola, verdissma "spaccapietre" (Ceterach officinarum), che cresce tra le fessure delle rocce. La sommità del rilievo conserva un lembo di lecceta, mentre il versante meridionale ospita un impianto forestale di pino con singolare "sottobosco" di palma nana. Al centro di una raccolta d'acqua piovana troviamo un discoglosso (Discoglossus pictus), anfibio molto simile ad una piccola rana, con la pupilla a forma di cuore, che può vivere anche lontano dagli stagni permanenti; l'esemplare fotografato ha una colorazione particolarmente rossa. Tra le rocce troviamo ancora una chiocciola terricola specializzata per le strette fessure, è la Marmorana scabriuscula, la conchiglia è ornata da coste molto evidenti e l'angolo apicale della spira è molto vicino a 180°. In cielo è facile osservare il gheppio in caccia di insetti e piccolissimi roditori. Sopra l'abitato di Castellammare del Golfo c'è una stretta e profonda valle esposta ad oriente con vista sul mare. L'esposizione, l'umidità e la chiusura sia al sud che al nord hanno consentito ad una pianta con particolari esigenze climatiche di sopravvivere. Soltanto qui cresce l'asteracea endemica puntiforme Ptilostemon greuteri.

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