simbolo ArtemisiaArtemisia

Monte Barracù e Pizzo Cangialoso
tra geologia, paesaggio e piccoli sauri africani.

testo e carta di Giuseppe Ippolito (originale pubblicato sul mensile Sikania del mese di gennaio 2005)

carta escursionistica di Monte Barracù e Pizzo Cangialoso
Dati per l'escursione:

Punto di partenza
Dal chilometro 19 della SS 188 tra Corleone e Campofiorito, una strada asfaltata a sinistra porta alle Case Scalisi per interrompersi poco dopo con una sterrata. La sterrata prosegue alla sinistra di un impluvio. Sul versante opposto, dopo poche centinaia di metri, si vede la Masseria Barraù.
Dalla Masseria Barraù
Dislivello: m530; Lunghezza del percorso: km12 circa; Tempo di cammino: 5 ore. Il percorso a piedi prima raggiunge e poi segue grossomodo la cresta nord-occidentale del rilievo e la percorre fino alle cime.
In breve
E' una delle montagne più alte della Sicilia occidentale, terza dei Monti Sicani dopo Rocca Busambra e Monte Cammarata, ma la sua altezza si nota poco per effetto della sua vastità e per i suoi versanti poco inclinati. Vista dalle altre cime sicane appare come un'enorme collina. In inverno è la superficie innevata più estesa dall'area e in primavera l'erba rimane verde più a lungo. Sul versante meridionale affiorano rocce calcaree del mesozoico suddivise in strati sottili decimetrici e pianoparalleli con fossili di organismi pelagici. Panorama molto ampio sull'area sicana. Qualche boschetto di lecci resiste sul versante meridionale, per il resto la montagna è coperta di pascoli.

Un'escursione sui monti Barracù e Cangialoso, due alti e panoramici rilievi dei monti Sicani, allineati a formare un'unica dorsale con direzione nordovest-sudest, è motivata dal paesaggio che si estende sull'entroterra siciliano e dalle importanti informazione sulla storia geologica e la paleogeografia che si possono trarre dallo studio degli affioramenti rocciosi calcarei. Il percorso a piedi inizia poco dopo le case Scalisi con una sterrata per la masseria Barraù, da questa salendo per il versante nord-est, su pascoli, si raggiunge facilmente la cresta del Monte Barracù. Le rocce che costituiscono questi rilievi appartengono ad una delle successioni sedimentarie che i geologi hanno raggruppato tra le unità stratigrafiche del bacino sicano, pile di sedimenti che si sono depositati al fondo di un bacino marino in un lungo periodo di tempo dal Triassico medio superiore al Tortoniano. Qui le rocce mostrano facies (termine che indica gli aspetti di una roccia in relazione alle caratteristiche del luogo di deposizione) che richiamano ambienti deposizionali di mare profondo, sono suddivise infatti in strati sottili decimetrici e pianoparalleli e contengono fossili di organismi pelagici (organismi che vivono in mare aperto distante dalle coste). Lo scontro tra la placca africana e quella europea è causa poi della deformazione dell'antico bacino sicano, della sua dislocazione e dell'impilamento dei suoi sedimenti insieme a quelli dei domini paleogeografici* adiacenti. Le successioni sedimentarie pelagiche sono studiate anche per i cicli e i ritmi che in esse vediamo ripetersi per decine o centinaia di metri e che documentano spesso le regolari variazioni dei parametri dell'orbita terrestre e, di conseguenza, le variazioni climatiche in scala planetaria. Ogni 21.700 anni, ad esempio, si compie il ciclo della precessione degli equinozi che, insieme agli altri cicli astronomici, tra cui l'obliquità e l'eccentricità, influenza l'insolazione stagionale da cui dipende il fitoplancton e la quantità di organismi con guscio calcareo che di questo si nutrono. La percentuale di calcare nei sedimenti pelagici proviene in massima parte dai gusci degli organismi planctonici e dipenderà quindi dall'insolazione e dai parametri astronomici. Una volta sulla cresta si incontra una pista forestale percorribile in direzione sud-est fino alla cima del Monte Barracù (m1420), dopo una sella erbosa si può salire ancora al Pizzo Cangialoso (m1457), la più alta vetta della dorsale. Dalla cresta, guardando verso ovest-sudovest, si riconoscono i paesi di Campofiorito, Contessa Entellina, Giuliana e Chiusa, mentre Bisacquino è nascosto dal rilievo di Monte Triona (m1215). Osservando verso nord, si vedono le balze di Monte Cardellìa (m1266), un pacco rigido stratificato e inclinato di calcareniti che poggia su argille, e Montagna Vecchia (m1080), altro rilievo tabulare costituito dalle ben note calcareniti glauconitiche di Corleone che sono arenarie contenenti glauconite, un minerale (fillosilicato) che si rinviene in rocce sedimentarie di origine marina con l'aspetto di piccoli cristalli di colore tra il verde ed il blu.

*dominio paleogeografico è l'insieme di sedimenti e successioni sedimentarie che hanno avuto origine in un unico contesto geografico del passato

Artemisia, società cooperativa a r.l. per il turismo sostenibile e l'educazione ambientale. Via Serradifalco, 119 - 90145. Palermo. Tel. 091/6824488; 340/3380245; E-mail: artemisianet@tin.it Sito: http://www.artemisianet.it

Schede

Indice;

Escursioni;

Valle del Belìce

Monti Sicani

Scuole

Sentieri in Sicilia

Lavori

Formazione


Le faglie giurassiche del Monte Barracù di Francesco Vitale

Valid XHTML 1.0 Strict

CSS Valido!